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15 maggio 2025
Gestire un data breach richiede prontezza e metodo. Dati, strategie e un caso italiano ti guidano nella protezione dei dati aziendali.
Ogni secondo che passa dopo una violazione conta. Gestire un data breach in modo tempestivo non è solo una buona pratica: è una necessità strategica per la continuità operativa, la reputazione aziendale e la tutela dei dati sensibili.
Questo articolo ti aiuterà a comprendere:
cosa si intende per data breach;
quali sono le principali tendenze globali e italiane;
come affrontare al meglio un incidente grazie a best practices concrete
Grazie anche alla narrazione di un caso studio italiano emblematico.
Un data breach è una violazione della sicurezza che comporta l’accesso, la divulgazione, l’alterazione o la distruzione non autorizzata di dati personali o aziendali.
Gli impatti possono essere devastanti:
perdita economica;
danni alla reputazione;
sanzioni normative;
interruzioni operative.
Ma il punto cruciale non è solo prevenire l'incidente, bensì gestire il data breach in modo tempestivo ed efficace.
Una risposta lenta o inadeguata può amplificare le conseguenze: pensiamo alla diffusione incontrollata di dati sensibili, alla fiducia persa da parte dei clienti, oppure al mancato rispetto delle tempistiche di notifica al Garante della Privacy.
La rapidità d’azione, unita a un piano di incident response ben strutturato, può fare la differenza tra un problema contenuto e una crisi aziendale.
Il 2025 Verizon Data Breach Investigations Report (DBIR) offre una panoramica chiara:
il 70% degli attacchi è legato a vulnerabilità non corrette, in aumento rispetto all’anno precedente;
L’85% delle violazioni coinvolge dispositivi di perimetro, ovvero tutti quei sistemi di difesa che proteggono il confine della rete aziendale da accessi esterni non autorizzati. Alcuni esempi includono firewall, router, gateway di sicurezza e sistemi di prevenzione delle intrusioni (IPS). Di questi, quasi la metà resta non risolta;
il 95% dei casi analizzati ha visto l’impiego di ransomware - una tipologia di malware che, una volta infiltratasi nei sistemi, cifra i dati aziendali rendendoli inaccessibili fino al pagamento di un riscatto - in ulteriore crescita;
le terze parti, ovvero fornitori esterni, partner tecnologici o altri soggetti che gestiscono o accedono a sistemi e dati aziendali per conto dell’organizzazione, sono coinvolte nel 30% delle violazioni, un dato raddoppiato, spesso collegato a exploit e interruzioni operative.
Nel contesto europeo, secondo Federprivacy, il 53% dei data breach avvenuti nell’area EMEA è causato da intrusioni di sistema. In Italia, i numeri confermano una tendenza analoga, con un’esposizione crescente a ransomware e attacchi mirati ai settori più strategici.
Questi dati sottolineano l’urgenza di investire nella prevenzione e nella risposta, con un focus su tecnologie aggiornate, sistemi di monitoraggio proattivo e formazione continua del personale.
Secondo il rapporto Clusit 2025, il settore News / Multimedia è stato il più colpito in Italia nel 2024. L’attacco, portato avanti da un gruppo cybercriminale, ha sfruttato una vulnerabilità zero-day - ovvero una falla di sicurezza sconosciuta al fornitore del software e quindi priva di patch al momento dell’attacco - nel CMS utilizzato da numerose testate giornalistiche, colpendo 77 vittime (62 in Italia) e provocando il furto dei dati di 5 milioni di utenti.
Questo episodio è emblematico per due motivi:
dimostra come un’unica vulnerabilità tecnica possa generare danni su larga scala;
evidenzia l’importanza di aggiornare costantemente le tecnologie e di adottare strategie di difesa che considerino i rischi sistemici all’interno di un intero settore.
Le lezioni apprese vanno oltre il settore media: ogni ambito in cui si fa affidamento su tecnologie chiave e poco diversificate può diventare un bersaglio ad alta redditività per i criminali informatici.
Ecco perché il caso italiano viene citato anche nel contesto dell’implementazione della direttiva NIS2, che mira proprio a proteggere i servizi essenziali e le infrastrutture critiche.
Vuoi valutare il livello di esposizione della tua infrastruttura e capire se sei conforme alla NIS2? Contattaci per una consulenza personalizzata.
La prevenzione è importante, ma sapere come gestire un data breach quando accade è ciò che distingue un’azienda resiliente da una vulnerabile. Ecco le principali best practices da adottare:
formazione e consapevolezza: i dipendenti sono il primo punto di difesa. Investi su una cultura aziendale della sicurezza;
piano di risposta agli incidenti: deve essere aggiornato, testato e noto a tutti gli attori coinvolti;
segnalazione tempestiva al Garante della Privacy: entro 72 ore come previsto dal GDPR;
revisione delle policy di sicurezza: dopo ogni incidente, analizza cosa non ha funzionato e migliora le difese;
tecnologie di protezione: implementa l’autenticazione a due fattori, aggiorna regolarmente i software, utilizza soluzioni di detection e response.
Se non hai ancora un piano strutturato di risposta agli incidenti, possiamo aiutarti a costruirlo da zero.
Quando un attacco colpisce, ogni secondo perso può aggravare le conseguenze. Gestire un data breach in modo tempestivo, consapevole e strutturato è una responsabilità imprescindibile per ogni organizzazione.
Non si tratta solo di conformità normativa o di evitare sanzioni, ma di tutelare clienti, dati e reputazione. Un partner affidabile come SCP può supportarti con soluzioni integrate e aggiornate, aiutandoti ad affrontare le sfide più complesse della cyber security.
Contattaci per conoscere le nostre soluzioni dedicate alla protezione dei dati aziendali e alla gestione degli incidenti informatici.